E lei ripiegò il giornale e lo infilò nella stufa.
( … ; lui ) mentre continuava a parlare dell’arte di vivere come la barba del bosco, fissava il soffitto.
L’uomo non comprendeva la lentezza, ma soltanto ciò che si muoveva alla sua stessa velocità. La roccia che si spaccava e il bosco di pino che moriva e le pietre che spuntavano nel terriccio non li capiva, nemmeno le sue stesse unghie capiva, per quanto crescessero. Il tempo era capace di valutarlo ma non la lentezza. Era per questo che l’uomo leggeva i giornali, per gonfiarsi tutto di avvenimenti e di tempo. Ma la lentezza era estremamente più tenace e più forte del tempo. Il tempo finiva presto, mentre la lentezza non aveva quasi mai fine. Nella lentezza tutto era contenuto simultaneamente. Il tempo era come le zanzare e i pappataci, La lentezza era una vacca stesa tranquilla a ruminare.
Torgny Lindgren, Miele, ed.Giano
traduzione di Carmen Giorgetti Cima
Hai scovato un'altra chicca, questo passaggio è davvero profondo e delizioso.
RispondiEliminaE' un romanzo insolito "Miele", leggerlo è stato un po' come avere difronte la Natura leopardiana "di volto mezzo tra bello e terribile". Peccato non sia stato ristampato, è stata dura trovarne una copia. Il suo autore, tra l'altro, è nella giuria che conferisce il Nobel per la letteratura. Ho letto altro di Lindgren ma senza molto entusiasmo. "Miele" è stata una vera sorpresa.
RispondiEliminaCi sarebbe di che dissertare in modo filosofico, sul tempo e sulla lentezza. Chi racchiude l'altro?
RispondiEliminaDelizioso per riflettere, lentamente, tanto c'è tutto il tempo. :-)
Sai, Nela, quando ho letto questo passo mi è venuta in mente certa atmosfera di remoti paesini di montagna, dove la Natura e il suo corso lento e inesorabile sono più tangibili che altrove. I montanari sono di solito silenziosi e meno esagitati degli uomini di città...
RispondiEliminaGrazie per il tuo bel commento! :-)