lunedì 16 marzo 2020

Il cane da venticinque lire

(Robert Doisneau, 1953)
In fondo, ero già un po’ stanco di quell'andar girovago sempre solo e muto. Istintivamente cominciavo a sentir il bisogno di un po’ di compagnia. Me ne accorsi in una triste giornata di novembre, a Milano, tornato da poco dal mio giretto in Germania. Faceva freddo, ed era imminente la pioggia, con la sera. Sotto un fanale scorsi un vecchio cerinajo, a cui la cassetta, che teneva dinanzi con una cinta a tracolla, impediva di ravvolgersi bene in un logoro mantello che aveva su le spalle. Gli pendeva dalle pugna strette sul mento un cordoncino, fino ai piedi. Mi chinai a guardare e gli scoprii tra le scarpacce rotte un cucciolotto minuscolo, di pochi giorni, che tremava tutto di freddo e gemeva continuamente, lì rincantucciato. Povera bestiolina! Domandai al vecchio se la vendesse. Mi rispose di sì e che me l’avrebbe venduta anche per poco, benché valesse molto: ah, si sarebbe fatto un bel cane, un gran cane, quella bestiola: - Venticinque lire...
Seguitò a tremare il povero cucciolo, senza inorgoglirsi di quella stima: sapeva di certo che il padrone con quel prezzo non aveva affatto stimato i suoi futuri meriti, ma la imbecillità che aveva creduto di leggermi in faccia. Io, intanto, avevo avuto il tempo di riflettere che, comprando quel cane, mi sarei fatto, sì, un amico fedele e discreto, il quale per amarmi e tenermi in pregio non mi avrebbe mai domandato chi fossi veramente e donde venissi e se le mie carte fossero in regola; ma avrei dovuto anche mettermi a pagare una tassa: io che non ne pagavo più! Mi parve come una prima compromissione della mia libertà, un lieve intacco ch’io stessi per farle.
- Venticinque lire? Ti saluto! - dissi al vecchio cerinajo. Mi calcai il cappellaccio su gli occhi e, sotto la pioggerella fina fina che già il cielo cominciava a mandare, m’allontanai, considerando però, per la prima volta, che era bella, sì, senza dubbio, quella mia libertà cosi sconfinata, ma anche un tantino tiranna, ecco, se non mi consentiva neppure di comperarmi un cagnolino.

(Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal, capitolo VIII)


4 commenti:

  1. Che bel libro che hai scelto e che bella anche la foto
    Un salutone e alla prossima

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  2. e così, in futuro, non ebbe nessuna ragione valida per passeggiare liberamente...

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    1. ho controllato :-)
      il romanzo esce nel 1904, quindi un bel po' prima della "spagnola"

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