venerdì 22 novembre 2019

Paura del buio


(Borowski 1897 Berlino)
Se ogni neonato ha il desiderio di muoversi in avanti, il passo successivo è scoprire come mai non gli piace star fermo. Dopo aver ulteriormente approfondito le cause di ansietà e di collera nei bambini piccoli, il dottor Bowlby è arrivato alla conclusione che il complesso legame istintivo fra madre e figlio, gli strilli di allarme del bambino (molto diversi dai piagnucolii di freddo, fame o malessere), la 'misteriosa' capacità della madre di udirli, la paura che il bambino ha del buio e degli estranei, il suo terrore per gli oggetti che si avvicinano rapidamente, le sue invenzioni di mostri da incubo dove non ce ne sono - insomma tutte le sconcertanti "fobie" che Freud cercò senza successo di spiegare - si potevano in realtà motivare con la costante presenza di predatori nella casa primordiale dell'uomo. Bowlby cita i Principi di psicologia di William James: «Nell'infanzia la maggiore fonte di terrore è la solitudine». Un bambino solo, che scalcia e strilla nel suo lettino, non sta necessariamente mostrando i primi segni della Pulsione di Morte o della Volontà di Potenza o dell’«impulso aggressivo» a rompere i denti al fratello; queste sono cose che magari si sviluppano in un secondo tempo. No. Il bambino strilla perché - se trasferiamo il lettino in mezzo ai rovi dell'Africa - o la madre torna entro pochi minuti o una iena lo mangerà.
Sembra che ogni bambino abbia un’immagine mentale innata della "cosa" che potrebbe attaccarlo: al punto che qualunque "cosa" lo minacci, anche se non è la "cosa" reale, innescherà una sequenza prevedibile di comportamenti difensivi. La prima tattica difensiva sono gli strilli e i calci; così la madre deve esser preparata a combattere per il figlio, e il padre a lottare per entrambi. Di notte il pericolo raddoppia, perché di notte l'uomo non ci vede ed è proprio di notte che i grandi felini vanno a caccia. E sicuramente questo grande dramma manicheo - la luce, le tenebre e la Bestia - è il nocciolo della condizione umana.
Chi visita il nido di un ospedale è spesso stupito dal silenzio. Eppure, se la madre ha davvero abbandonato il figlio, l'unica possibilità che lui ha di sopravvivere è di tenere la bocca chiusa.

(Bruce Chatwin, Le vie dei canti, pag.244 traduzione di Silvia Gariglio, ed.Adelphi 1991)




8 commenti:

  1. In effetti le balie medievali, ma anche molte donne in campagna quando mia mamma era giovane, appendevano i neonati alle pareti per sottrarsi ai pericoli e alle bestie selvatiche in quanto dovevano lavorare nei campi. Il neonato strilla perché, quando la madre scompare dal suo campo visivo, per lui è proprio "sparita" per sempre.

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    1. questa di Chatwin è una pagina davvero impressionante, le nostre paure prendono nome e forma. Era anche un mondo con poca luce, bastava un'ombra per fare paura, e anche un topo può essere pericoloso per un bambino piccolo - probabilmente il topo era uno degli animali temuti al tempo in cui tua mamma era bambina.

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  2. I topi rosicchiarono i lobi di alcuni neonati delle case minime accanto al mio asilo ( che abbatterono dopo pochi anni a favore di caseggiati popolari e più salubri) -a Milano una cinquantina di anni fa - ho un ricordo vivissimo di questo fatto che mi terrorizzò

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    1. il babau, l'uomo nero, i tanti racconti di fantasmi...e anche di topi è pieno il nostro immaginario (basti pensare ai cartoni animati).
      Devo dire che non mi piacciono quelli (e quelle) che rivisitano le fiabe classiche. C'è molto da imparare: per esempio, il lupo di Cappuccetto Rosso era sicuramente un lupo vero, in origine.

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  3. E Chatwin è una gran bella lettura ...

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    1. devo confessare che non amo molto Chatwin, ma Le vie dei canti è stato per me un libro fondamentale; ci sono arrivato però dopo aver visto L'ultima onda di Peter Weir, che mi aprì il mondo degli aborigeni australiani (quarant'anni fa...)

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    2. La via dei canti è stata lettura fondamentale anche per me, destò l'interesse per la vita degli aborigeni che mi portò ad approfondire quella dei dogon, non c'è legame tra le due popolazioni, solo una incredibile incoerenza contemporanea di primitivismo e alta tecnologia

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    3. oggi siamo ben oltre l'omologazione di cui ci parlava Pasolini cinquant'anni fa... ma quel mondo ce lo portiamo ancora dentro, soprattutto nelle cose più brutte purtroppo

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