sabato 29 marzo 2025

Passavo il mio tempo seduto nel prato

 




Passavo il mio tempo seduto nel prato,

vedevo le cose perdute, pensavo al passato.

Sapevo, dovevo, seduto nel prato,

pensavo, guardavo, sentivo, volevo.

Il buco d'un grillo, là presso un batrace

pian piano li vedo, ne sono capace,

ci vuole pazienza e poi il mondo appare.

E le cavallette, le mille formiche,

le piante ben verdi, le tante lumache,

un'ape che vola e si posa pian piano.

Mi sveglio, mi desto, cos'è che mi chiama?

La voce è lontana ma poi s'avvicina -

che bello, è arrivata, è lei che mi chiama.

Che faccio nel prato, mi chiede e sorride:

anch'io son perplesso, m'abbraccia e mi bacia...

allargo le braccia e insieme a me ride.

(Il sole, là in alto, fa finta ma vede)







( l'immagine è di Maxime-Morin )



sabato 22 marzo 2025

Un’officina

 da  Padri e figli di  I.S.Turgenev


"... L'importante è che due più due fa quattro, il resto sono tutte sciocchezze"

"Anche la natura è una sciocchezza?" fece Arkàdij, guardando pensieroso in lontananza i campi variopinti, illuminati soavemente e dolcemente dal sole ormai basso.

" Anche la natura è una sciocchezza nel senso in cui la intendi tu. La natura non è un tempio, ma un'officina in cui l'uomo è un operaio."

In quello stesso istante dalla casa volarono fino a loro le lente note di un violoncello. Qualcuno stava suonando con sentimento, anche se con mano inesperta, L'attesa di Schubert e nell'aria si diffondeva una dolce melodia.

" Cos'è?" fece stupito Bazarov.

"E' mio padre."

"Tuo padre suona il violoncello ?"

" Si."