
Il passo che propongo descrive l’abitazione di un amico della scrittrice. Siamo sulla Decima Strada, tra
...
 Sono tornata al Village e ora trascorro qualche giorno nell' 
appartamento di un amico che si trova a Londra. l' appartamento è 
piccolo, ordinato e individuale - per una sola persona, e dal momento in
 cui sono entrata qui giovedì con la mia valigia è rimasto distante ( 
cordiale ma distante ). " Noi non abbiamo segreti" sembravano dire le 
due piccole stanze " ma apparteniamo a "lui" ".
                                               ( ... )
Sono
 quasi le sei ( ... ) Un minuto fa, , o forse sono passati solo pochi 
secondi, c'è stato un acquazzone. Ha piovuto a catinelle. All'improvviso
 sono scoppiati i tuoni insieme ai lampi, e il cielo da bianco è 
diventato nero.
                                             ( ... )
Quando mi sono girata la stanza era piombata nella penombra, non rimaneva nulla della luce che l'aveva colpita tutto il giorno. Ora la camera è indefinita e inconsistente e appare per quello che è realmente - lo scenario accidentale di un sogno enigmatico che avevo già fatto prima, in altre stanze, e farò nuovamente, in stanze che non che non ho ancora visto. E' un sogno senza persone.
                                            ( ... )
La
 pioggia cade di sbieco formando delle pareti di roccia, e la sua forza 
ha trasformato la camera in una caverna, reale solo perchè vuota.
                                          ( ... )
La
 pioggia cade più rapida e nera che mai. Le finestre dell'appartamento 
accanto dove c'è la festa devono essere coperte di rivoli d'acqua - 
quasi spumeggianti - e anche la Decima strada deve essere ridotta ad un 
torrente di schiuma nera. ( ... ) La camera aspetta che accada qualcosa.
 Potrei accendere il fuoco, ma il mio amico ha dimenticato di lasciarmi 
la legna. Potrei accendere una lampada, ma l'elettricità non dà 
sensazioni vitali. Mi alzo, mi avvicino al giradischi e lo accendo senza
 cambiare il disco che ho sentito stamattina. Il suono si intensifica e 
si muove, afferrando i quadri, i libri e la mensola di marmo bianco 
scolorito del caminetto, come farebbe la luce delle fiamme. Ora questo 
posto non è più una caverna, ma una stanza con pareti che ascoltano in 
pace. Sento la musica e guardo la voce. Riesco a vederla. E' una voce da
 seguire con gli occhi della mente. " La Brave, c'est elle ". Non esiste
 nessun altra. E' Billie Holiday che canta.
Queste riflessioni su una camera che non si mostra amica sono intriganti. Avrei voluto vederla, Maeve, alle prese con certi alloggi che propongono qui in Portogallo (di cui parlo nel prossimo post); sono sicura che ne sarebbero usciti dei racconti altrettanto minuziosi e deliziosi.
RispondiEliminaTi terrò d'occhio, allora:-) Dar voce ai luoghi è intrigante, hai ragione.
RispondiEliminaLe variazioni sul tema della stanza sono una bella introduzione alla voce di Billie Holiday. E'come se entrambe si muovessero nella stessa densa atmosfera...
RispondiEliminaSì! E' qualcosa che ha che fare con l'intimità, penso.
RispondiEliminaUn caro saluto!
:-)